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La prima e vera nascita della Mitologia è legata ad uno dei più grandi traumi inscritti nella nostra storia e nella nostra genetica: il Diluvio Universale.
Di quella tragedia, di cui parlerò in un altro contesto, per ora ci interessa sapere che distrusse civiltà avanzatissime che abbiamo tutti in memoria collettiva e ancora conosciamo come Atlantide, Mu e Lemuria.
È importante per ora pensare che da un momento all’altro, i sopravvissuti di quella catastrofe si trovarono a non avere più nulla, a dover cominciare da zero dopo avere vissuto per secoli in società molto avanzate e interdipendenti.
In questi casi accadde ciò che accadrebbe oggi: trovarsi dall’oggi al domani a dover sopravvivere senza l’ausilio di conoscenze molto semplici o molto avanzate significa regredire allo stato di selvaggia disperazione più totale.
Chi sta in mezzo è perduto.
Infatti chi sopravvisse in questo caso furono:
1. Persone con conoscenze e stili di vita semplici che si trovarono al posto giusto e al momento giusto come ad esempio i pastori o i raccoglitori che si trovavano sui monti o al riparo al momento della catastrofe, e perciò furono capaci di continuare il loro stile di vita semplice. Questi fondarono poi le avanzate civiltà nomadiche e pastorali come i nativi americani, gli eschimesi, i mongoli, i popoli siberiani.
2. Persone con conoscenze e tecniche avanzatissime che avevano previsto l’evento o che per un caso fortuito si trovarono al posto giusto e al momento giusto con tutti o parte degli strumenti tecnologici e conoscitivi necessari per sopravvivere. Questi furono conosciuti poi anche come “antichi”, “dei” o “angeli” o “sapienti”.
3. Persone che non avevano né conoscenze specifiche, né strumenti tecnici ma erano semplici “cittadini” che sopravvissero da soli o in gruppo per puro caso, e cioè la maggioranza, e che regredirono ad uno stadio selvaggio destreggiandosi tra fame ed espedienti.
Di questi tre casi furono esclusivamente i primi due gruppi che cominciarono a tramandare ai loro figli e nipoti i racconti precisi e dettagliati sulla civiltà precedente di cui erano stati partecipi.
È da qui che nascono i racconti sulla famosa Età dell’Oro e dunque la Prima Mitologia, la conservazione di saperi antichissimi e l’uso di conoscenze e tecniche che poi apparvero incredibili. Mantennero infatti la conoscenza antica, edificarono strutture inarrivabili e usarono tecniche di trasmissione orale e scritta codificate.
Invece il terzo gruppo, e cioè la maggioranza, che sparsi per la terra e ritornati allo stadio di sopravvivenza estrema, spaventati ed impauriti, regredirono ben presto allo stato selvaggio, dimenticando tutto in pochi anni e trasmettendo ben poco alle generazioni future.
Furono proprio questi, disperati e regrediti, che con i pochi brandelli di conoscenza trasmessi, cominciarono pratiche e rituali completamente slegati dalla realtà (molto simili al famoso esempio del Cargo Cult – dove le tribù di indigeni veneravano come divinità gli aerei degli americani che facevano scalo nell’oceano pacifico durante la seconda guerra mondiale) e addirittura pericolose come il cannibalismo, il sacrificio o la venerazione di idoli insensati.
È dunque per questi motivi che guardando all’antichità da un lato abbiamo saperi e tecniche avanzatissime che strabiliano addirittura la nostra civiltà super tecnologica, e dall’altra ci sono moltissimi esempi di popoli – da noi definiti selvaggi – che hanno praticato usi e costumi da noi definiti selvaggi e violenti e che erano incapaci di produrre una “mitologia sensata” ma apparentemente fantastica e illogica: perché essi stessi non erano più padroni delle vicende passate.